FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA
MILO MONTELLI, FABRIZIO CAROTTI E CHIARA CECCHETTI, fondatori Wishot
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FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA

MILO MONTELLI, FABRIZIO CAROTTI E CHIARA CECCHETTI, fondatori Wishot

ZAFFERANO - Se Wishot fosse una spezia sarebbe lo zafferano perché acuisce la vista.

Wishot, laboratorio di fotografia contemporanea. Ci raccontate come nasce e quali obiettivi vorreste raggiungere?Abbiamo fondato Wishot nel 2012 per confrontare le nostre esperienze nel campo delle arti visive. Ognuno di noi guardava al linguaggio fotografico da una sua propria prospettiva: chi dal piano della fotografia analogica, chi da quello dell’innovazione digitale in campo artistico e chi da quello teorico e storico. Nonostante le differenze, l’impronta autoriale e di ricerca – al di là della pura tecnica – è stata da sempre il centro dei nostri percorsi individuali e dunque è diventata anche il nostro trait d’union.
Wishot è oggi un corpus unico di metodi, interessi e obiettivi volti alla diffusione e alla promozione della fotografia contemporanea.
In questi tre anni, tra le varie attività, abbiamo organizzato tre corsi di fotografia durante i quali, oltre alle tecniche di ripresa, abbiamo parlato di fotografia concettuale, storia dell’arte e narrazione fotografica.
Nel lungo termine, vorremmo creare un polo di fotografia contemporanea nelle Marche, ossia una realtà in grado di offrire alta formazione fotografica e adeguate possibilità espositive e di pubblicazione, come ad esempio accade con Officine fotografiche a Roma e con Spazio Labò a Bologna.

Qual è la tipologia di approccio che voi adottate e perché si differenzia da ciò che già esiste nel nostro territorio?Il nostro approccio si basa su un’estetica della fotografia legata al progetto e alla narrazione, ed è in questo senso che la nostra proposta è diversa.
Sempre a partire da una buona conoscenza della tecnica fotografica, offriamo un’idea di bellezza legata alle intenzioni del soggetto che fotografa più che all’oggetto fotografato in sé. Per questo motivo, proponiamo innanzitutto un’educazione dello sguardo, che deve provare a emanciparsi dai cliché visivi ai quali siamo abituati. Luigi Ghirri sosteneva già venticinque anni fa che «il fotografo non ha più un ruolo passivo, di esecutore, ma diventa anch’egli un progettista». Per diventarlo, com’è naturale, è necessario partire dai maestri ed è per questo che suggeriamo ai nostro soci di osservare la produzione di fotografi come Guido Guidi e Vincenzo Castella, tra gli italiani, e William Eggleston e Alec Soth, tra gli stranieri. Questi autori sono largamente noti nei circuiti degli studiosi, dei critici, dei collezionisti, ma molto spesso faticano ad arrivare all’appassionato che vive in provincia. Non di rado noi li abbiamo conosciuti dopo periodi di ricerche e studio, confronti con amici che vivevano a Milano o a Roma, e dunque ci piace poter aiutare qualcuno ad accorciare la strada e ad andare dritto verso le tendenze più contemporanee della fotografia.

Vi occupate anche di editoria fotografica. Quale credete possa essere l’evoluzione del libro fotografico?Nell’ultimo anno abbiamo iniziato a occuparci di editoria fotografica, poiché il libro d’autore incarna la piena espressione della fotografia contemporanea: sempre più spesso, l’artista preferisce pubblicare un progetto piuttosto che esporre e vendere le singole foto in una mostra, e questo accade sia per motivi di diffusione e prestigio sia per la naturale componente narrativa del libro.
Abbiamo dunque organizzato Make a Book, un contest che ha avuto come esito la pubblicazione in volume di un progetto fotografico. Si tratta probabilmente di uno dei primi concorsi italiani a concludersi non con un catalogo, ma con un vero e proprio libro d’autore. Dopo aver ricevuto più di 130 progetti da tutta Italia, il vincitore sarà pubblicato proprio in questi giorni da Skinnerboox, una casa editrice indipendente con sede a Jesi che, nata poco più di un anno fa, ha già una rete di distribuzione internazionale.

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